La scelta del volontario in dieci azioni

La parabola del buon Samaritano racconta parecchio dei volontari e del loro impegno. La trama è presto detta: sulla strada per Gerico, un uomo viene aggredito dai briganti e lasciato mezzo morto per strada. Un sacerdote e un levita lo ignorano, eppure sono uomo di fede il primo, e fratello ebreo il secondo. Chi aiuta il malcapitato è un Samaritano, che pure appartiene a un popolo assai poco amato dagli ebrei.
Ora proviamo a soffermarci sui verbi che scandiscono l’azione nel racconto di Luca: l’uomo passa di lì, vede il ferito e ne ha compassione. Gli si fa vicino, gli fascia le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo porta a una locanda e si prende cura di lui. Il giorno seguente, estrae due denari e li dà all’albergatore, dicendo: «Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno».
Ecco, queste dieci azioni raffigurano a perfezione la scelta di vita del volontario. Incontrata, anche per caso, una situazione di sofferenza e dolore, il volontario è chi sceglie di non voltare lo sguardo altrove; anzi, prova compassione al punto di darsi da fare subito, senza troppo pensare. Dopo le prime cure, va in cerca di un ostello, ovvero di un aiuto più efficace e migliore, paga di tasca propria, promette altro denaro se la prima cifra non dovesse bastare.
E infine: non si ferma ad attendere chissà qual gratificazione, anche solo un semplice grazie. No, prosegue il cammino, lieto di quanto fatto per quell’uomo ferito. Perché questo è il segreto del volontario, la sua preziosa ragione: la ricompensa si rispecchia nel dono.
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