La Nostalgia nello spazio e nel tempo
«L’anima è straniera sulla terra», scrive Georg Trakl. Il verso descrive a perfezione il sentimento proprio dei nostalgici. Eppure la poesia di Trakl è dedicata alla Primavera, la stagione in cui tutto prende inizio e la vita si accende. La nostalgia, sembra dire il poeta, sa guardare oltre, non solo in direzione di un passato inteso migliore del presente. È nostalgia di un’epoca felice della nostra vita, è suggello e garanzia di una possibile felicità nuova.
Viene in mente un racconto di Goffredo Parise, Nostalgia appunto, compreso tra le voci Noia e Ozio del suo Sillabario N. 2 (Mondadori 1982). Durante una vacanza in collina, con personaggi che paiono disegnati da Grosz, una comitiva intraprende una passeggiata che la protagonista, Laura, attende con trepidazione. Se non fosse che per un certo motivo la compagnia è costretta a far rientro alla base prima di aver raggiunto la meta. E la nostalgia? Ecco, la nostalgia sta proprio in quel futuro non compiuto, in quel che avrebbe potuto essere e invece non è stato. Per Parise la nostalgia non è un passato perduto, una speranza che risale la corrente; no, semmai è il sogno di un futuro possibile e migliore.
E c’è anche la nostalgia di uno spazio possibile e migliore. L’espressione finlandese Kaukokaipuu descrive l’emozione che si prova quando si prova nostalgia di un posto in cui non si è mai stati. A volte basta il nome a generare il sentimento, in altri casi sono i racconti, le letture. Provare questo particolare tipo di nostalgia significa andar oltre la conoscenza razionale ed accedere a quella intima ed emotiva. Un luogo con regole tutte sue, dalle quali è dolce lasciarsi conquistare.
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A proposito di Kaukokaipuu, tempo fa ho scritto un breve racconto che prende spunto da questa parola:
Gli abitanti di Apollonia da generazioni non escono dalle mura della città. Si favoleggia che in un
lontano passato i loro antenati abbiano viaggiato in lungo e in largo per tutte le terre conosciute
ma che in seguito un misterioso morbo li abbia resi incapaci di orientarsi fuori dai confini della
città. Chiunque abbia cercato di oltrepassare una delle porte che un tempo vedevano un intenso
via vai di mercanti, pellegrini, viaggiatori, ha incominciato a vagare frastornato, privo di direzione,
totalmente incapace di leggere lo spazio, e nel vano tentativo di individuare il percorso verso una
destinazione o di ritrovare la strada verso casa, ha fatto perdere definitivamente le proprie tracce.
I viaggiatori provenienti da altre terre evitano da tempo di raggiungere la città, per timore di
venire colti dallo stesso morbo e non essere più in grado di orientarsi sulla via del ritorno.
I resoconti degli antichi viaggi sono custoditi nella sterminata biblioteca della città, sotto forma di
diari, cronache, mappe, memorie. Gli abitanti di giorno leggono e rileggono i racconti degli
antenati e tanto si immedesimano nelle narrazioni che sembra loro di avere realmente viaggiato in
quelle lontane terre. A sera poi, tutti si affacciano alle finestre e davanti al cielo stellato vengono
presi dalla nostalgia per quei luoghi che durante il giorno si sono illusi di avere visitato.
Rita Colombo
Gran bel racconto, Rita, perfettamente in tema con quanto abbiamo proposto nel nostro articolo. E poi ci piace molto l’idea che l’interazione con quel che vi proponiamo possa avvenire anche in forma narrativa, come si conviene a un luogo dove libri e parole son di casa. Grazie!