Scrittori e denaro

22/08/2023
Gustave Courbet, Ritratto di Charles Baudelaire (part.)

Tenetevi forte. Oggi parliamo di alcuni scrittori alle prese con i soldi, così magari vi vien voglia di partecipare al Torneo dedicato al tema, organizzato in collaborazione con la rivista Just-Lit.
Baudelaire, per dire, si era impegnato mica poco per dissipare la cospicua eredità paterna. Ci è riuscito eccome, a suon di acquisti strampalati, come panciotti e altre eleganti livree. La sua ribellione contro la borghesia passava anche dal disprezzo per il denaro accumulato senza merito e ragione.
Balzac, per contro, ha speso tutta la vita per farli, i soldi, fallendo miseramente ogni progetto, e dire che scriveva per ore e ore, senza requie. Oddio, anche il Manzoni i soldi li ha solo annusati, quasi quanto l’amato tabacco: si era messo in testa di stamparseli lui i Promessi sposi, e come si deve, in ampio formato e senza badare a spese; ma l’edizione che sbancò davvero fu quella economica e pirata, non uno spicciolo in diritti all’autore, che ci rimise la salute e a momenti il senno. Visto che carmina non dant panem, Rimbaud pensò bene di commerciare in armi, avorio e schiavi, proposti al miglior offerente, il quale spesso pigliava l’intera partita senza sborsare un centesimo, o ribassando alquanto la cifra pattuita. Anche lui ci perse la salute, e forse il senno l’aveva già perso per via.
Ben più ponderato il Goethe, che di soldi ne fece parecchi, ed era di una famiglia già bella agiata di suo. Ma non gli andava di tenerseli troppo stretti, quasi ne avesse un discreto timore. Li spendeva senza troppo badare, in particolare in vino, pensate un po’. Siccome il poeta teneva nota di tutto quel che acquistava, qualcuno si è divertito a calcolare che il 15% finisse dritto in calici e brindisi. E se aveva deciso di trattar così il denaro, un motivo doveva pur averlo. Sapeva bene che i soldi possono tutto, lo ricorda nel Faust: se compri 6 cavalli – andiamo a memoria, ma il succo è quello – ti assicuri 24 garretti, e relativa forza. Il denaro funziona da moltiplica, può ogni cosa. È l’oggetto per eccellenza, diceva Marx, perché è l’unico che può comprare qualsiasi altro oggetto, a piacimento [segue].