Ancora scrittori e denaro

23/08/2023
Carlo Emilio Gadda alle prese con la pagina della Borsa.

E veniamo a Gadda. Per tutta la vita se l’è presa coi familiari che avevano gettato fior di capitali nella costruzione di una villa gentilizia, eccessiva e decisamente brianzola. Puntualmente l’episodio ricorre nelle opere dell’Ingegnere, con tanto di maledizioni e contumelie. Per far fronte a quel peccato originale, al Carlo Emilio toccò in sorte di darsi da fare, ma siccome non terminava mai quel che principiava, o quasi, viveva grazie alle somme che editori speranzosi gli elargivano in attesa dei promessi manoscritti. «Son scrittore anticipista», si definiva con la consueta nota di sarcasmo.
Anche Joyce di soldi ne aveva sempre pochi, per non dir nessuno. E tampinava tutti per prestiti e regali, a partire dal fratello Stanislaus, per tacer dello Svevo. E appena sentiva tinnire i soldi per le tasche, subito concedeva qualche lusso alla famiglia, altro che arginare le miserie quotidiane: un pranzo regale, un pianoforte, di certo anche qualche sbronza colossale.
Infine, non dimentichiamo i giocatori di professione, tra gli scrittori ce ne sono eccome. Due su tutti: Dostoevskij, che in viaggio di nozze arrivò a offrire la moglie quale contropartita dei debiti contratti; e Tommaso Landolfi, che del gioco fu cultore vuoi per vizio, vuoi per vezzo, in quanto lo considerava parente prossimo del caso.
A pensarci bene, non ci viene in mente uno scrittore formichina, per non dire avaro. Semmai la categoria abbonda di generosi e spendaccioni. Guarda caso, nel suo Inferno Dante aveva riunito avari e prodighi in un’unica cerchia, obbligandoli a spingere col petto ignudo dei gran massi, e a rinfacciarsi le rispettive colpe a ogni incontro. E in quale canto si ambienta la vicenda? Ma il settimo, naturalmente…

La prima puntata di Scrittori e denaro.