Il blu di Werther e di Emma

Goethe vestito à la Werther.

Uno scrittore degno del nome e della stima sa che l’abito dei suoi personaggi non può esser scelto a caso. Ogni vestito, e ancor più ogni colore, dice qualcosa di decisivo su natura e carattere dei protagonisti della trama. In letteratura il colore non è mai apparenza, ma sostanza.

Prendiamo la giacca blu con panciotto giallo di Werther. Il protagonista del romanzo di Goethe, edito nel 1774, abbinava due colori che ai tempi proprio non si accostavano. In blu e giallo Werther si presenta al ballo dove incontra Charlotte, così si veste nella pagina conclusiva del romanzo.

Per Goethe – che ai colori ha dedicato pagine memorabili in opposizione alla teoria di Newton –  «quest’opposizione è un fatto metafisico: la luce del giallo e l’ombra dell’azzurro sono i poli di una serie di opposti da cui scaturisce tutto l’esistente. Il maschile, il dispari, il caldo da una parte. Il femminile, il pari, il freddo dall’altra» (Riccardo Falcinelli, Cromorama).

Imitando Werther, parecchi giovani europei indosseranno questi colori tra fine Settecento e primo Ottocento; giovani che emuleranno il protagonista anche nella scelta di togliersi la vita. L’abbinamento dei colori divenne di moda grazie al romanzo, e togliersi la vita fu la scelta disperata di quanti vivevano un amore non corrisposto. Deluso in amore, ma ben più saggio, Goethe preferì “suicidare” il suo personaggio, presto imitato dall’Ortis di Foscolo.

A proposito di suicidio, e di colori. Quando incontra Charles Bovary, il suo futuro marito, Emma è vestita con un abito di lana blu, che si riflette splendidamente nei suoi occhi marroni. Quando sospetta che l’amante la lasci per sempre, lo vede allontanarsi in una carrozza blu. E infine: quando decide di farla finita, ruba un barattolo di arsenico al farmacista. Di che colore era il barattolo? Blu, ovviamente.

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