Pecos Bill, la scossa del primo libro
Una sera, a tavola, mia madre dice a mio padre che so leggere. In effetti nelle settimane precedenti avevo seguito con religiosa attenzione Non è mai troppo tardi del Meraviglioso Maestro Manzi, quello con tutte le M maiuscole. Vengo esentato dalla prova anche se ho poco più di tre anni, ovvero non mi ricordo se mi hanno fatto esibire. Facile che sì.
Morale, il giorno dopo appare un libro illustrato, ce l’ho ancora davanti agli occhi: la storia di Pecos Bill e della sua fidanzata. Lui al lazo acchiappava ogni cosa, cavalli nemici vitelli tornado, non gli scappava proprio niente; senonché la fidanzata cavalcava su una sella a molle – o roba del genere – e per questo saltava sempre più in alto, fino al cielo. Pecos non riesce a prenderla al lazo, e rimane solo: lei è sulla luna, come una macchia lontana.
Mi rendo conto che non era proprio un libro felice per un bambino, fatto sta che me lo ricordo per filo e per segno, illustrazioni incluse. Mi rammento benissimo anche dove ero a leggerlo: sdraiato per terra, in corridoio, mentre la domestica stava passando la lucidatrice. Ricordo il piacere di leggere senz’altro pensiero, e lei che mi disegna il profilo con l’elettrodomestico, io da lì non mi sarei mosso per niente al mondo; ricordo anche la piccola scossa generata dalla lucidatrice sul pavimento umido. Sì, per me primo libro è uguale a scossa; e leggere somiglia a catturare qualcosa con il lazo.
Chiedo a Robi Amaddeo, titolare del ristorante Da Mimmo, se si ricorda il suo primo libro. «Preferisco parlarti dell’ultimo», sorride. Uscirà a giorni, l’ho scritto insieme a Stefano Vitali. Abbiamo raccolto alcune storie legate al ristorante e alla mia famiglia: storie di cucina e di clienti, di Città Alta e di pallone, di quando eravamo bambini e ragazzi. È la mia prima volta come autore. Anzi, la nostra». Bello, faccio io, e come si intitola? «Facile: Mimmo racconta».
Scrivi qualche racconto dedicato a una prima volta che ti è rimasta nel cuore.
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