La prima volta di Robi e Stefano
Due autori, un libro. Il titolare del ristorante Da Mimmo, Robi Amaddeo, e Stefano Vitali, copywriter ed esperto di vini, hanno scritto Mimmo racconta, edito da Bolis. È la prima volta per Robi e Stefano, la prima volta come autori, intendo. Sfoglio il libro in anteprima e l’occhio mi corre alla dedica, affettuosa e bella: A tutti i cuochi, i camerieri, i baristi e alle loro vite in controcanto. Perché controcanto? chiedo a bruciapelo. «Nei ristoranti si lavora quando gli altri riposano», mi risponde Robi, «si va in vacanza fuori stagione, al cinema sempre e solo di pomeriggio. E poi scrivendo abbiamo anche pensato a un controcanto musicale». Cioè? «Da una parte l’acciottolio delle stoviglie, il tintinnare dei bicchieri, il chiacchierare dei clienti, per tacer di quel che succede in cucina; dall’altra le nostre parole, i ricordi, il nostro racconto».
«Diciamo pure racconti al plurale», si inserisce Stefano. «Il libro mette in fila quaranta storie brevi che narrano la vita in cucina e tra i tavoli di un ristorante di famiglia incastonato in un borgo antico». In effetti Da Mimmo c’è dal 1956, la terza generazione è già al lavoro. A proposito, chiedo a Robi, com’è da bambini in un ristorante? Una pacchia, immagino, pizza tutti i giorni e… «Pizza tutti i giorni un corno! Mio padre ce la concedeva una volta alla settimana, non di più. Altro che pacchia, chi vive nei ristoranti spesso mangia a orari sballati, per tacere che vivi più in sala che a casa: sei lì a giocare, a fare i compiti, a portare piatti anche se non arrivi ad altezza tavolo».
E dai, dico io, ci sarà pure qualcosa di bello, sennò non mi spiego perché da quasi 70 anni portate avanti la bandiera! «La cosa meravigliosa è la gente, quella sì. Chi ci viene a trovare, chi torna, vedere passare tante persone e generazioni. Quelli che si ricordano quel piatto, quella serata, l’emozione di un incontro».
E tu Stefano? chiedo. «Sai, da sempre sono appassionato di cibo e di vino, e mi entusiasmava l’idea di poter scrivere di questi argomenti tanto “succulenti”. Con il passare delle settimane e dei mesi, il mio coinvolgimento in questa avventura si è rivelato ben altro. Approfondendo la conoscenza di Robi, nonché la storia di Mimmo e Lina, mi sono ritrovato in un mondo talmente ricco di umanità e di sentimenti da esserne quasi travolto. Lacrime e sorrisi, enormi fatiche e altrettante gratificazioni. Tutto ciò andava raccontato. E l’abbiamo fatto».
Il sottotitolo del libro recita: La vita, la tavola, il pallone. Sulle prime due sezioni ci siamo, che mi dite della terza? «Il calcio mi ha conquistato fin da bambino», risponde Robi. «Pensa, siccome ho buona memoria fin da piccolo mio padre mi portava ai tavoli per snocciolare ai clienti le formazioni delle squadre, quanti gol ha fatto questo o quel giocatore, i risultati, i record… Da grande ho pure allenato i ragazzi di Città Alta, quella sì che è una grande soddisfazione». E poi tu e Stefano siete milanisti, gli ricordo. «Già», risponde Robi, «è una delle tante cose che ci accomunano. Questo libro è nato a 4 mani, io l’ho disegnato e lui colorato. Ci siamo passati la palla come facevano Rivera e Prati». Niente meno! E chi è Rivera e chi Prati? butto lì. Risposta sincrona dei due: «Rivera sono io!»
Scrivi qualche racconto dedicato a una prima volta che ti è rimasta nel cuore.
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