Con le parole ti metti a nudo
7 domande a Rossella Monaco
Titolare dell’agenzia La Matita Rossa, e della gemella Matita Blu, Rossella Monaco è traduttrice dall’inglese e dal francese, agente letterario e autrice. Tra le sue mansioni: lettura e valutazione di manoscritti, editing e revisione di traduzioni. Inoltre, insegna scrittura creativa e traduzione editoriale. Le abbiamo posto 7 domande di 7 parole ciascuna, e lei ci ha schiuso il suo mondo, regalando parecchi consigli a chi scrive e un servizio su misura ad autrici e autori del 7Parole.
Rossella, una vita in compagnia delle parole.
Molte più di sette, ma ogni giorno con la sfida di trovare quelle giuste, un po’ come accade ai Setteparolisti. Da sempre la scrittura è parte della mia vita: prima come passione personale, oggi soprattutto come strumento professionale per dare voce, forma e significato alle storie di editori, autori e aziende. Che si tratti di lavoro o meno, le parole presuppongono una trasformazione esistenziale. La mia attività ha a che fare con la scrittura e con la ‘traduzione’ non solo in senso stretto, ma anche in senso filologico.
La parola traduzione deriva infatti dal latino transducere, che significa ‘tramandare, trapassare’. È un attraversamento, un movimento, un passaggio al di là di qualche cosa. Il prefisso ‘tra’ presuppone uno ‘stare in mezzo’, una mediazione, una scelta tra l’interno e l’esterno per arrivare da un punto a un altro. È questo stare in mezzo, navigare tra due punti opposti, che ha sempre caratterizzato la mia vita personale e la mia carriera da autrice, traduttrice e imprenditrice.
Ci racconti per bene le tue “Matite”?
Ho fondato La Matita Rossa nel 2010. È un’agenzia di servizi editoriali che supporta le case editrici nella realizzazione completa di libri. Ci occupiamo di attività fondamentali come correzioni di bozze, impaginazioni professionali, creazione di copertine, traduzioni e revisioni. Lavoriamo per i principali editori nazionali, da Giunti agli editori del gruppo Salani, passando per Rizzoli, Minimum Fax, Lonely Planet, Marsilio, il gruppo Feltrinelli, Garzanti e molti altri, piccoli, medi e grandi. Ogni giorno affianco gli autori e le case editrici traghettando testi più o meno grezzi verso la forma ‘libro’, coordinando ogni dettaglio con il mio team di collaboratori.
Negli ultimi anni abbiamo deciso di aprire sotto lo stesso marchio un’agenzia letteraria, perché a volte ci capitano sottomano autori e testi talmente interessanti che era impossibile non sfruttare i nostri contatti consolidati per provare a proporli per la pubblicazione. In questa divisione dell’attività, ci occupiamo di scouting di testi inediti o fuori mercato e di autori di talento e li proponiamo alle case editrici italiane (L’agenzia è tra i 37 soci fondatori di Adali – Associazione degli agenti letterari italiani). Organizziamo anche di formazione e workshop di traduzione editoriale e scrittura creativa, online e in aula su tutto il territorio nazionale, in partnership con librerie, enti, scrittori, editor, riviste letterarie e case editrici.
La Matita Blu, invece, è attiva dal 2011 (anche se ho lanciato il marchio soltanto nel 2023). È un’agenzia di comunicazione che offre diversi servizi per aziende e professionisti. Creiamo contenuti fotografici, audio, video e testi, oltre a fornire servizi di traduzione e formazione. Lo spirito di cura per le parole è lo stesso della ‘gemella rossa’. L’agenzia di comunicazione però è specializzata in brand identity, ufficio stampa, copywriting, social media marketing, newsletter, corsi settoriali e formazione aziendale. Realizziamo progetti su misura per piccole, medie e grandi imprese di diversi ambiti (dal mondo culturale a quello industriale), unendo creatività e strategia.
Quali professioni per chi ama le parole?
So che il mondo della parola è vasto, ma cercherò di riassumere i percorsi più affascinanti per chi, come noi, è innamorato della scrittura (In parte ho già risposto alla domanda raccontandovi quel che facciamo nel ‘mondo Matita’.). Ci sono saggisti, narratori, poeti, drammaturghi, ghostwriter, editor, copywriter, content writer, traduttori, interpreti, consulenti di comunicazione, giornalisti, critici, impaginatori, graphic designer editoriali, project manager editoriali, social media manager, sceneggiatori, docenti di scrittura creativa, scriptwriter per video e podcast, content creator per social media, influencer…
Le parole sono letteralmente ovunque (cinema, digitale, pubblicità, libri, tv, podcast, comunicazione, grafica ecc.) e oggi ci sono anche nuove strade per chi vuole viverle ogni giorno. Alcuni mestieri si sono aggiunti negli ultimi anni, professioni della parola che solo poco tempo fa non avevano un nome né un’utilità e oggi sono molto richieste: autori di podcast, prompt designer per le intelligenze artificiali, community manager…
Per quel che concerne l’editoria libraria, si lavora sempre più spesso su commissione, su progetti già definiti dalle case editrici sulla base degli studi degli uffici marketing o della sensibilità e dell’esperienza degli editor, ma resta l’indotto della parola di cui ci siamo detti fin qui, e tutta la storia, materiale e immateriale, che i libri si portano dietro.
Aspiranti scrittori: hai dovuto dire tanti no?
Pur mantenendo un approccio professionale, parto sempre dalla consapevolezza che dietro ogni libro ci sono il sogno di un autore e la fiducia di un editore e di un lettore. Detto ciò, in questi anni ho dovuto dire praticamente quasi solo dei no. I sì sono mosche bianche che si distinguono in un panorama talmente nero da far invidia a una notte senza stelle.
Quando valuto un autore da proporre alle case editrici, la selezione è spietata perché si tratta di trovare un progetto che non solo spicchi per qualità (il che è già complesso perché a un certo punto dal dilettantismo bisogna fare un salto verso la professione della scrittura e formarsi), ma che sia anche in perfetta sintonia con le linee editoriali e le esigenze specifiche delle case editrici.
Ricevo centinaia di dattiloscritti, e tra questi, se sono fortunata, ne trovo uno che sia davvero all’altezza: non è solo una questione di scrittura, ma anche di visione editoriale, di coerenza tematica e di originalità, caratteristiche che devono amalgamarsi per avere un reale potenziale di pubblicazione.
La scrittura ci svela o ci protegge?
È un equilibrio davvero complesso con cui tutti gli autori a un certo punto hanno dovuto fare i conti. «Il poeta è un fingitore. Finge così completamente che arriva a fingere che è dolore il dolore che davvero sente» scrive Pessoa (con la traduzione di Antonio Tabucchi), forse riprendendo il noto sonetto del Metastasio. Se devo trovare una risposta dentro di me, credo che la scrittura ci sveli, soprattutto. Questo è quello che penso io. Ci tengo a dirlo. Perché per altri potrebbe non essere così. Credo ci sveli perché sei costretto a metterti a nudo in quel che scrivi, anche quando resta su un foglio che non farai mai vedere a nessuno.
La situazione di nudità però peggiora quando si tratta di farsi leggere dagli altri. Di rendersi pubblici. È ovvio che anche quando non stai scrivendo un’autobiografia qualcosa di te passerà tra le maglie della trama. Più impari a scrivere, più ti avvicini al mondo degli scrittori professionisti, più impari a tessere questa trama e a rendere collettivo quel che hai messo dentro le parole. Il problema è che, mettendo questa rete di protezione alla tua scrittura, diventando ‘fingitore’ riesci sì a proteggerti, ma al tempo stesso stai arrivando a molte più persone e in maniera più autentica, ti stai rendendo universale.
Lo so, è paradossale. Sei partito da un foglio bianco e dalla tua solitudine e ti ritrovi in mezzo a una metropoli affollata di lettori che mettono sulle tue pagine, ora condivise, un po’ dei loro abiti. Finché non ti spogliano definitivamente. E a quel punto torni a essere nudo. E tutto ricomincia daccapo. (Almeno finché avrai voglia di scrivere e di svelarti e celarti.) Certo è che, sul momento, mentre crei, puoi proteggerti quanto credi nella ricerca della perfezione delle parole. Scrivere, riscrivere, tradurre, spostare una parola, eliminare una virgola, lasciarsi trasportare dal flusso, starci dentro, mettere dighe. Sono momenti di concentrazione profonda che mai vorrei perdere perché mi emozionano e mi definiscono.
Un servizio su misura per i Setteparolisti?
Per iniziare, proporrei ai partecipanti del 7 parole di provare a ‘denudarsi’ davanti a professionisti. Noi di Matita Rossa offriamo un servizio di valutazione e schede di lettura. Un conto è farsi leggere da amici e parenti, un conto è affidare il proprio lavoro a esperti del mondo editoriale che sappiano indicare dove risiede il potenziale di uno scritto e come eliminare i punti deboli di un’opera. Tutti, prima o poi, hanno dovuto mettersi a nudo di fronte a giudici severi. Basti pensare a Italo Calvino, che raccontava con ironia dei suoi primi tentativi di scrittura, o a J.K. Rowling, che ha visto il manoscritto di Harry Potter rifiutato da ben dodici editori prima di trovare finalmente il suo pubblico.
Con il selfpublishing oggi ci si può mettere in mano direttamente al giudizio del pubblico. In questo caso però il successo dipende da fattori che spesso vanno molto al di là della qualità dell’opera. Tutti, comunque, hanno affrontato rifiuti o critiche iniziali che li hanno portati a migliorare e affinare il proprio lavoro. Un altro modo per farlo è partecipare a corsi di scrittura o di lettura critica. Affidarsi a professionisti significa avere la possibilità di crescere e scoprire come far emergere l’anima del proprio scritto, affrontando le sfide con la consapevolezza che ogni grande opera ha avuto bisogno di occhi esperti per prendere forma.
Che cosa nascondi nel cassetto? Dai, sorprendici…
Preferisco raccontare cos’ho nella borsa. Quando la porto con me… perché spesso la lascio a casa. Dentro ci sono due quaderni: uno per annotare frammenti di realtà, una frase ascoltata, un gesto colto al volo, e l’altro per idee più astratte, strutture, pensieri che sembrano arrivare da altri mondi. Sono le due parti della scrittura: un occhio per osservare e uno per immaginare, costruire e riflettere. E per questi due occhi, nella borsa ci sono anche gli occhiali: quelli da sole, che indosso quando mi immergo nella vita senza pensarci troppo, e un paio con lenti da vista, un filtro tra il visibile e l’invisibile.
Potrei parlare del contenuto della mia borsa e dei progetti sulla mia scrivania (e nei cassetti) fino al prossimo anno, nessun mistero. Quelli che nasceranno e quelli abortiti sono tutti in fila, in piena luce. Ecco, forse, ciò che nascondo non è un progetto, ma il piacere di portarmi sempre dietro pezzi di mondo; nascondo questi pezzi, per sembrare normale in mezzo a un mondo di non normali che vogliono sembrare normali. Poi, come con le parole, a volte li tiro fuori, a volte li destino all’oblio.
Grazie infinite, Rossella. A corredo delle tue parole ho scelto Wild is the wind nella versione di David Bowie. Non so bene perché, ma sono certo che s’intona.
La prima puntata della serie: Doriano Zurlo.