E se i racconti hanno poche stelle?
28/01/2024
A volte basta poco per rendere migliore il tuo racconto. E meglio votato, s’intende. A seguire trovi 7 dritte di ordine formale che vanno proprio in questa direzione. È ovvio, ma un racconto “pulito” sarà sempre più apprezzato di uno che contiene qualche imprecisione. Terminata la lettura dei consigli, torna ai tuoi racconti per verificare se ci siamo.
- Inizio
Comincia sempre il tuo racconto con una lettera maiuscola. - Fine
Al termine inserisci sempre un punto fermo, ovvero esclamativo, di domanda o sospensione. Il racconto va sempre concluso. - Maiuscolo?
No, scrivi in alto e basso, titolo incluso. Le parole tutte maiuscole in rete sembrano strilli. E ancora: a meno che il termine non lo preveda, evita la maiuscola per l’iniziale di ogni parola del testo, non ha senso e stona. Tranne in caso di acronimi, perché in questo caso il maiuscolo aiuta chi deve giudicare a cogliere l’intento dell’autore. - Punteggiatura
Proprio perché breve, il tuo racconto ha bisogno di segni di interpunzione per aiutare la lettura e la comprensione. - Dialoghi
Se nel testo è presente un dialogo, segnalalo con le opportune virgolette, così il racconto si comprende appieno. Meglio quelle basse, ovvero « », ma ci stanno anche le alte: “ ” . - Refusi
Alcuni racconti presentano errori di ortografia. Li puoi evitare con una lettura attenta prima di premere invia. Meno grave, ma succede: talvolta all’articolo con apostrofo non segue immediatamente la parola e resta uno spazio vuoto. Ad esempio: l’_allodola. Ciò accade perché, nell’inserire il racconto, sulla riga con l’articolo hai lasciato uno spazio tipografico di troppo. - Accenti
Prima cosa: meglio evitare di sostituire l’accento con l’apostrofo, come in pero’, realta’ e simili. Spesso la parola così mal accentata si appiccica alla successiva, complicando la lettura. Altra cosa: è opportuno distinguere gli accenti acuti da quelli gravi. Perché, affinché, né etc. vogliono l’accento acuto, le altre vocali prevedono l’accento grave (felicità, così, però, Artù). Anche se qualche casa editrice (come Einaudi) preferiscono l’accento acuto anche sulla i (cosí).
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