Tra sorpresa e fiducia, ecco la sfida

30/01/2025
Un fotomontaggio di Achraf Baznani

La scrittura non è mai un atto individuale. Anche nei momenti più intimi, chi scrive ha sempre in mente un lettore: un destinatario con cui dialogare, a cui raccontare una storia. Questo è tanto più vero per chi punta a scrivere in modo efficace, perché nessuna narrazione vive davvero se non incontra un pubblico.

Ma il pubblico non è facile da conquistare: è affamato di storie, pieno di aspettative, selettivo e attento a come investe il proprio tempo. Se vuoi catturare l’attenzione di un lettore così esigente, dovrai stuzzicare la sua curiosità e mantenerla viva. Come? Innanzitutto, nella tua storia deve succedere qualcosa: un evento, reale o interiore, che apra una serie di possibilità e sviluppi interessanti.

Una volta catturata l’attenzione del lettore, è il momento di introdurre l’elemento sorpresa. Ma bada bene: non basta un finale sensazionale o un colpo di scena improvviso. Per funzionare, la sorpresa deve essere credibile e coerente con l’universo narrativo. Meglio ancora, dovrebbe ampliare la prospettiva del lettore, offrendogli una nuova chiave di lettura. Se invece la soluzione appare forzata o poco coerente, il rischio è quello di rompere il patto narrativo.

Ne parla Umberto Eco nelle sue Sei passeggiate nei boschi narrativi: il patto narrativo è un accordo tra autore e lettore, dove quest’ultimo accetta di credere alla finzione narrativa, di immergersi nelle regole dell’universo creato dall’autore e di colmare eventuali vuoti con la propria esperienza del reale. In cambio, l’autore si impegna a rispettare queste regole o, se necessario, a giustificarne la rottura in modo convincente.

Ti chiedi se tutto questo valga anche per le micronarrazioni? Certamente. Un esempio efficace è il racconto di Cristina Cavalli, vincitore del secondo premio al torneo L’avventura: «Sentimmo sparare per ore, vinsero qualche orsacchiotto».

In questo caso, la sorpresa si gioca sulle aspettative. La prima parte del racconto costruisce una tensione drammatica: chi sta sparando? Cowboy? Soldati? Criminali? Poi, il climax si scioglie in una rivelazione inaspettata ma credibile: siamo in un Lunapark, non nel Far West o su un campo di battaglia. La soluzione sorprende e fa sorridere, rimanendo fedele all’universo narrativo.

Bene, Setteparolista, siamo giunti alla fine di questo breve viaggio nell’universo della sorpresa. Se sei a caccia di idee, prova a mettere in pratica questi concetti partecipando ai tornei “I dodici mesi” o “Le quattro stagioni”. Ricorda: inserisci il nome del mese nel testo o nel titolo e rendi evidente la stagione di riferimento.

Buona scrittura e, come sempre, non vediamo l’ora di leggerti!

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