Una poesia per chi scrive d’Abitare
Per chi s’appresta a comporre racconti dedicati all’Abitare, è bello ricordare una poesia di Mario Luzi. Non una qualunque, intendiamoci, ma proprio quella che apre il Meridiano a lui dedicato, premessa alla raccolta intitolata La barca. Il poeta si diffonde per una vecchia casa densa di volti e di parole, evoca una donna che cuce il tempo chissà come, le faccende ordinarie della vita, quel che accade all’improvviso e poi scompare. Un figlio traversa la piazza in forma di gioco, o semplicemente di visione.
Parca-Villaggio
A lungo si parlò di te attorno ai fuochi
dopo le devozioni della sera
in queste case grige ove impassibile
il tempo porta e scaccia volti d’uomini.
Dopo il discorso cadde su altri ed i suoi averi,
furono matrimoni, morti, nascite,
il mesto rituale della vita.
Qualcuno, forestiero, passò di qui e scomparve.
Io vecchia donna in questa vecchia casa,
cucio il passato col presente, intesso
la tua infanzia con quella di tuo figlio
che attraversa la piazza con le rondini.
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