Qual è il segreto dei racconti brevi?
Oggi Italo Calvino compirebbe cent’anni, e noi del «7 parole» lo omaggiamo e ringraziamo come merita. È infatti a lui che dobbiamo la conoscenza di Augusto Monterroso, lo scrittore guatemalteco citato nella seconda delle Lezioni americane, intitolata Rapidità. Quando Calvino parla di rapidità, ha in mente quella concisione che sa andare dritta al punto. Un modello, questo, che rintraccia nella tradizione delle fiabe, dove non c’è mai un elemento superfluo. Lo stesso potrebbe dirsi dei Vangeli. «Il segreto», scrive Calvino, «sta nell’economia del racconto». E precisa: «Se in un’epoca della mia attività letteraria sono stato attratto dai folktales, dai fairytales, non è stato per fedeltà a una tradizione etnica (dato che le mie radici sono in un’Italia del tutto moderna e cosmopolita) né per nostalgia delle letture infantili (nella mia famiglia un bambino doveva leggere solo libri istruttivi e con qualche fondamento scientifico) ma per interesse stilistico e strutturale, per l’economia, il ritmo, la logica essenziale con cui sono raccontate».
Ecco il punto: economia, ritmo, logica essenziale, cioè le proprietà che noi apprezziamo di più nelle storie di 7 parole. Ma per scriver breve, non bisogna aver fretta. Festina lente, era il motto di Calvino, cioè affrettati lentamente. Ovvero: non è che scrivere racconti in 7 parole significa scrivere alla svelta. No, la rapidità è nell’esecuzione, nel racconto finale, non certo nel pensiero che porta al risultato. Prosegue Calvino, quasi ad anticipare il «7 parole»: «Io vorrei mettere insieme una collezione di racconti d’una sola frase, o d’una sola riga, se possibile. Ma finora non ne ho trovato nessuno che superi quello dello scrittore guatemalteco Augusto Monterroso: “Cuando despertó, el dinosaurio todavía estaba alli”». Eccolo il racconto in 7 parole di Monterroso, lo scrittore che a noi piace considerare come modello.
Per farci comprendere che cosa abbia in mente, Calvino conclude con una storia cinese. Storia che rappresenta l’essenza del nostro progetto, e al tempo stesso racchiude un monito per chi ama lo scriver breve. «Tra le molte virtù di Chuang-Tzu c’era l’abilità nel disegno. Il re gli chiese il disegno d’un granchio. Chuang-Tzu disse che aveva bisogno di cinque anni di tempo e d’una villa con dodici servitori. Dopo cinque anni il disegno non era ancora cominciato. “Ho bisogno di altri cinque anni” disse Chuang-Tzu. Il re glieli accordò. Allo scadere dei dieci anni, Chuang-Tzu prese il pennello e in un istante, con un solo gesto, disegnò un granchio, il più perfetto granchio che si fosse mai visto».
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