Limite, la sfida che mette a dieta

«Concedetemi di limitarmi», implora Tommaso Landolfi in Del meno, con l’aria di chi chiede un favore eccezionale, tipo accendere un vulcano o addomesticare un ippopotamo. E invece vuole solo… limitarsi. Già questo dovrebbe insospettirci: quando uno scrittore chiede di limitarsi, è come quando una buona forchetta promette “solo un assaggio”. Sappiamo tutti come va a finire.
Eppure la frase è un piccolo miracolo di onestà: Landolfi sa che la scrittura è una bestia ingorda, che divora spazio, carta, tempo e spesso anche la pazienza del lettore. Limitarsi diventa allora un esercizio ascetico, un atto di ribellione, una penitenza laica: l’autore che si mette a dieta, che rinuncia al superfluo per trattenersi all’essenziale. Nel nostro caso, l’essenziale sono 7 parole. Non una di più, non una di meno, giusto con qualche virgola in appoggio.
E così, quando vi chiediamo di ridurre un intero universo narrativo a un coriandolo verbale, vi stiamo invitando a imitare Landolfi e gli scrittori veri come lui. Perché 7 parole non sono una costrizione, ma un modo per condurre alla scintilla nuda dell’idea, all’essenziale gioco della frase, al meccanismo puro del racconto. Buon Limite, Autrici e Autori.