E dei gelati il catalogo è questo

Le fotografie dei gelati appese nei bar sono sempre uguali, anzi: eterne. Paese o città che sia, per tacer delle spiagge, quei cataloghi di metallo colorato sembrano dirti:«Corri, scegli, mordi: l’estate non aspetta!». E noi bambini lì, incollati davanti al catalogo manco fosse un oracolo: i gelati, in fila come soldatini, ci guardavano con l’aria di chi sa che presto avremmo ceduto.
Il vero tormento era scegliere. Il pralinato o lo stecco a sorpresa? Il classico alla crema o il nuovo gusto dall’improbabile colore? E che dire della forma bislacca, o del biscotto al doppio sapore? E attenzione a impegnare l’intera mancetta, sennò il calcio balilla chi lo paga? Io ho l’età per ricordare un ghiacciolo a dieci lire, venti per il cono a due gusti, che di più non ce n’era. E ricordo pure Cochi e Renato scandalizzarsi per quei tre gelati cadauno mille lire.
Se anche tu hai fissato per ore quei gelati che neanche una mappa del tesoro, se ancora oggi tentenni davanti a un banco frigo: ebbene, che aspetti a narrarci un tuo ricordo d’estate? Fresco, s’intende, anzi: gelato.
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