Paola Masino, con la complicità del cielo

26/04/2025
Paola Masino ritratta da Ghitta Carell, (Fondo Masino).

A proposito di stelle e di pianeti, per tacer del cielo, oggi diamo spazio a un brano tratto da un libro tanto straordinario quanto poco noto, per non dir segreto. Guarda caso è opera di donna, e che donna: Paola Masino, che alla fine degli anni ’30 del Novecento vergava la più feroce denuncia contro poteri e voleri di una società patriarcale che intende le donne giusto come angeli del focolare. Un romanzo di tale dirompenza da venir osteggiato dal Fascismo, ignorato nel Dopoguerra neorealista, osannato in chiave femminista, ovverosia frainteso. Nascita e morte della massaia, edito da Feltrinelli, è semmai un libro di levatura europea, straniante, con toni surreali e grotteschi. Un romanzo di un’intellettuale straordinaria, raffinata e ribelle, sempre pronta a sfidare il periglio e la ventura.  

«La notte di quel 31 dicembre ella guardò a lungo il cielo, tra costellazione e costellazione, come a leggere la fronte di un amico. Immaginava il segno del Capricorno tracciato al neon traverso la cupola buia tra le stelle sue predilette: Fomalhaut e Betelgeuse, e i destini degli uomini apparire e scomparire in scritte luminose. La ghiacciata lontananza del cielo non la spaventava, c’era nella fissità delle stelle tanta tenacia da salvare tutti i destini umani; la turbava la tracotanza degli uomini che spezzavano a loro utilità l’eterno, l’appartenere alle cose limitate in una notte in cui le illimitate sottostavano a un umano limite. Anche il tempo per un attimo si faceva servo dell’uomo e accettava di scoccargli l’anno nuovo. Se all’improvviso fiorisse la Vergine là dove ora si avvolge il Capricorno, o se il Leone ruggendo avanzasse in mezzo all’agosto? Che cosa direbbe mio marito che ha predisposto le mance per i domestici? Che cosa le dame della congregazione che hanno pronte ceste benefiche per i poveri della città? E i lavoratori che si preparano alla vacanza? O scandalo, anarchia, sopruso.
“Cielo,” continuò la massaia sottovoce, “provati. Fammi vedere che almeno tu, se vuoi, puoi disubbidire. Dimostrami che la previdenza di mio marito è qualche volta errata, brucia le sue buste con le mance dentro, manda un vento a capovolgere le ceste delle elemosine. Tante volte, cielo, fai le tempeste; hai a tua disposizione ogni sorta di ordigni, lampi nubi fragori, hai spazi immani dove cadere e nasconderti a noi. Prova ad abbandonare la terra, ti prego, a lasciare questi uomini sociali una volta almeno senza il tuo ausilio, i ribelli senza il tuo presagio. Vediamo che cosa fanno da soli, vediamo chi di loro porta la legge in sé, il cielo nel suo destino”. Abbassò un poco la voce, coprì la bocca con le due mani. “Tutti, tutti costoro sono avidi, interessati, bramosi di potere. Ti sopportano perché ancora non ti sanno, ma lasciali arrivare alla conclusione che le ore si possano ottenere senza luce, e gli spazi senza vuoti, o il movimento della terra fuori da ogni orbita, e tu sarai licenziato, la tua bellezza sembrerà spreco, chiasso, sfacciataggine. Abbandonaci, mio cielo, scienza illusoria degli uomini, non essere buono. Dimostra fallaci i nostri calcoli, arbitrari i nostri occhi, nascondici gli anni, cielo prodigioso”.
Silenzio».

Una donna, questa donna, sfida il cielo a una rivoluzione che a lei non è data in sorte se non per lucida intenzione. L’esito ricorda Majakovskij – non uomo ma «nuvola in calzoni» – quando declama: «L’universo dorme, | poggiando sulla zampa | l’enorme orecchio con zecche di stelle».
Silenzio.

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4 commenti a questo articolo

  1. Marilù ha detto:

    La fantasia non ha limiti, come l’universo.

  2. Tiziana Tì ha detto:

    Ringrazio di cuore. Non conoscevo l’autrice, ahimè. Poche righe per comprenderne il valore.

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