La fotografia e le sue mille storie

05/07/2024
Una suggestiva veduta del tavolo multimediale delle tecniche fotografiche del Museo della fotografia Sestini.

Nata da un raggio e da un veleno, come recita un sonetto di Augusto Berta, la fotografia è documento insidioso proprio per la sua evidenza: osservando una fotografia, infatti, ci si convince che quel che mostra rappresenti il vero senza bisogno d’alcuna mediazione. Eh no, magari fosse così semplice. Come al Museo delle storie ben sanno, ogni fotografia è frutto di una scelta e di un inganno: la scelta di fotografare questo piuttosto che quello, per cominciare; e l’inganno di “tagliarlo” in questo o quel modo, escludendo particolari che il fotografo ritiene superflui o poco adatti alla sua composizione.

Una fotografia si può dunque considerare documento solo a patto di intenderla per quel che mostra, certo, ma anche per quanto più o meno consapevolmente ignora. E non è tutto: una fotografia è frammento di una memoria collettiva – ci aiuta cioè a comprendere il contesto storico-sociale nel quale è stata realizzata – e al tempo stesso preziosa testimonianza di vita privata e familiare per coloro che l’hanno scattata e posseduta. Un ulteriore elemento di doppiezza, a ben vedere.

E questo per tacer di altre e necessarie informazioni: la conoscenza delle tecniche fotografiche, per esempio, del contesto storico in cui è avvenuto lo scatto, senza dimenticare l’immaginario del periodo che l’ha espressa. Insomma, nel raccontare una fotografia sbrigliate sì la fantasia, senza problemi; ma tenete a mente quanto un’immagine possa rivelarsi subdola nella sua pretesa d’esser vera. E allora, oltre a quel che ci vedete, chiedetevi magari cosa manca, ovvero andate sempre oltre la vista e la visione.

Abbiamo scelto una fotografia di Calogero Carlo Soncini per il Torneo Immagina. Aspettiamo i vostri racconti!

IN COLLABORAZIONE
CON IL
MUSEO DELLE STORIE
DI BERGAMO

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