Dalla pizza in scatola a quella vera

13/02/2024

A inizio anni ’60 la pizza noi la mangiavamo una volta la settimana. A casa, s’intende. Di andare al ristorante non se ne parlava, eravamo in ristrettezze, e non è che poi sia andata molto meglio. Del prosciutto crudo ho scoperto l’esistenza alle medie, per dire. Quella pizza la si preparava partendo da confezioni che assemblavano tutto il necessario. Il risultato era una focaccia alta così – cioè troppo – che potevi completare a piacimento. Ecco, per noi bambini la pizza era quella. Punto. La prima pizza vera l’ho assaggiata al mare, riviera romagnola per capirci. Che poi sarebbe la patria della piadina, pensa te a volte le combinazioni.

Una sera che mio padre era in buona disertiamo la mensa della pensione – ci restavamo una settimana, 5mila lire al giorno tutto compreso – e ci dirigiamo spavaldi verso una pizzeria, luogo magico fin dal nome. E lì si presenta un imprevisto: non che fossero chissà quante, ma certo le pizze erano più d’una. Lo sguardo di mio padre fu più eloquente di mille parole: si sceglie quella che costa meno. Punto anche qui. A quattro anni sapevo già leggere, ma non fiatai neanche per sbaglio, capace che cambiava idea e si tornava indietro. Quel minimo di attesa ed ecco che finalmente arriva la pizzachecostameno: sorpresa, è tonda! E poi: altro che focaccia alta così, era un morbido disco di sapori che si scioglievano in bocca, una delizia capace di regalare sorrisi. Eh già, la mia prima volta fu in quel di Rimini. Da quel giorno la pizza di casa diventò quella di cartone. E ci siamo capiti…

Qui trovi la sfida dedicata alla pizza.

IN COLLABORAZIONE
CON IL RISTORANTE
da Mimmo

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