Metti che Rimbaud ci dà una mano
Diciamo che siete in cerca d’ispirazione per raccontar l’estate come si deve, ma vi toccano in sorte soltanto 7 parole. E allora, divagando, vi sovviene quella poesia giovanile di Rimbaud (in Rimbaud tutto è giovane, a ben vedere) dedicata alla stagione più ardente e senza posa. Si intitola Sensazione, è del 1870, quando il poeta non aveva ancora compiuto 16 anni.
Nelle azzurre sere d’estate, andrò per i sentieri,
punzecchiato dal grano, a pestar l’erba tenera:
trasognato sentirò la sua frescura sotto i piedi
e lascerò che il vento mi bagni il capo nudo.
lo non parlerò, non penserò più a nulla:
ma l’amore infinito mi salirà nell’anima,
e me ne andrò lontano, molto lontano come uno zingaro,
nella Natura, lieto come con una donna.*
E qui d’improvviso vi colpisce un richiamo, un’idea: l’estate è una stagione nomade e irrequieta, che fa del desiderio la sua voce.
* Traduzione di Gianni Nicoletti.
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